1982 : Je ne suis pas née pour mourir

Parigi, Denoël/Gonthier, 286 pagine

Questo romanzo del 1982 racconta la storia di un’amazzone, Thécla, che, dopo aver bevuto una certa pozione, viaggia nel tempo e incontra grandi momenti della Storia. Per la prima volta il mito dell’immortalità è incarnato da una donna. Questo prodigioso romanzo d’avventura ci porta all’incontro di Alessandro Magno, alla scoperta dell’America da parte dei Vichinghi, alle formidabili macchine progettate da Leonardo da Vinci, alla guerra della Vandea,… al nazismo e poi al maggio-68.

(quarta di copertina)

1980 : L’Indicateur du réseau

Parigi, Encre, 350 pagine.

Terzo volume delle memorie di Françoise d’Eaubonne, L’Indicateur du réseau ripercorre avvenimenti importanti della sua vita a partire dai nomi dei luoghi in cui si sono svolti: con ironia, parla di un “bilancio topografico”. La storia avanza lungo il filo alfabetico dei nomi delle stazioni, e la incontriamo successivamente in epoche diverse della sua vita: la sua infanzia, la sua famiglia, i suoi cari, la guerra, i suoi primi rapporti – più che falliti – con gli uomini, i suoi libri, la sua scrittura, le sue lotte. E si legge anche quanto la scrittura rappresenti, per lei, un’arma di resistenza.

Questo testo finora non è mai stato pubblicato nella sua interezza. Nella parte ancora inedita (trasmessa all’IMEC), Françoise, sottolineando il suo “fervore per questa contro-letteratura che è la fantascienza”, precisa che essa, “come tutto ciò che è contro, ringiovanisce e rinfresca la vecchia forma, ed ecco perché scelgo qui il nome di contro-memorie”. (Aurore e Alain)

1980 : Histoire de la galanterie – tome IV Au temps des mignons du Roi

Ginevra, Famot.

Certamente opera collettiva e lavoro su commissione per Françoise. Il titolo si riferisce all’epoca di Enrico III, quando il termine “mignon” ha assunto definitivamente la connotazione peggiorativa che ancora oggi conosciamo. Con questa particolare connotazione che prima non esisteva, la parola minionsignifica “fedele”, “servo”. Così, per un certo periodo, i gesuiti furono chiamati molto seriamente in francese “minon di Gesù Cristo”.

Furono le critiche, sia da parte degli ugonotti che dei membri della Lega, alle scappatelle e agli eccessi dei temibili spadaccini che circondavano il giovane re a conferire questo significato dispregiativo. E nella misura in cui questi critici li consideravano effeminati e li sospettavano di omosessualità (il che, all’epoca, poteva significare la pena di morte se non si era di rango abbastanza alto), può essere interessante vedere come Françoise ha affrontato la questione della “galanteria”. (Vincent)