Parigi, l’Harmattan, 105 pagine.
Nel luglio 1994, in una lettera ad Alain Lezongar, Françoise scriveva queste poche righe sull’opera appena iniziata, che sarebbe stata pubblicata tre anni dopo con il titolo Féminin et philosophie.
“Ho fatto seri progressi su ‘Donna e filosofia’ grazie al libro che mi ha inviato [Haine de la philosophie, Denys Mascolo]. Il mio progetto, che sta gradualmente prendendo forma, è in linea con l’osservazione di Levinas, uno dei più grandi filosofi del XX secolo: la filosofia è stata “afflitta fin dall’infanzia da un orrore dell’Altro”, che l’ha portata al discorso dello Stesso; in un’epoca in cui si diffondono razzismi di ogni tipo, “l’Altro, per eccellenza, è il femminile”. Questo conferma il mio punto di vista! La natura ha dovuto impiantare nel maschio un desiderio insaziabile di godere e di prolungarsi per preservare la specie maschile da un’omosessualità esclusiva rafforzata dal sessocidio – il massacro delle donne che riappare secolo dopo secolo: caccia alle streghe, lapidazioni fondamentaliste, per non parlare dei serial killer. Sto seguendo le orme dei Bergères de l’Apocalypse. Non potendo uccidere le donne, il patriarcato ha negato, represso e oscurato “la” donna e ha distrutto per quanto possibile ogni traccia del suo lavoro (“il conflitto sessuale”). Ha dato la caccia al femminile al suo interno, perseguitando l’omosessualità, che è il più antico e radicato dei suoi desideri – il che trasformerebbe il patriarcato in uno sterile ‘Männerbund’, esso stesso un pericolo sempre ricorrente.”