Romanzi
1944 : Le Cœur de Watteau
Éditions Julliard, 354 pagine.
Scritto tra il 1942 e il 1943, questo romanzo è un susseguirsi di immagini dettagliate e dialoghi vivaci. La miseria dei tempi che Françoise attraversa come meglio può trova eco nelle sue descrizioni della vita del popolo sotto Luigi XIV. Un intero mondo di artigiani, negozianti e soldati di rango prende vita nelle pagine, sullo sfondo della vita e dei dipinti di Antoine Watteau. Anche le donne sono ben rappresentate, soprattutto Morena, che incarna l’indipendenza duramente conquistata e preservata. Questo romanzo, con la sua struttura ben costruita e padroneggiata, è sorprendentemente maturo per un’autrice di 22 anni. (Vincent)
1947 : Comme un vol de gerfauts
Éditions Julliard, coll. Sequana, 526 pagine.
Prix des Lecteurs 1947, questo lungo romanzo preannuncia i temi e le forme care a Françoise che si ritroveranno in tutti i suoi romanzi. Il mare, i suoi pirati e i suoi naufragi (come da sua richiesta le ceneri di Françoise saranno sparse da una barca a vela al largo di Morbihan) e soprattutto il romanzo storico trasformato in racconto psicologico, perché le sembrava che questa forma fosse “più accessibile alla nostra sensibilità moderna”, come scrive nell’introduzione. Da qui la sensazione, secondo Élise Thiébaut, di “vivere le avventure dall’interno”, rafforzata dalle descrizioni pittoriche di grande impatto. (Vincent)
1949 : Indomptable Murcie
René Julliard, coll. Sequana, 559 pagine.
Se questo libro è dedicato all’anima di suo padre, sono le sue radici spagnole che Françoise evoca attraverso la storia di questa donna, diseredata perché ribelle, che andrà, alla testa della sua Cuadrilla, a farsi uccidere dai francesi davanti a Saragozza nel 1816, durante la guerra di occupazione napoleonica.
In questo romanzo d’amore, di rumore e di furore, la cui parte “Sangre y Fuego” costituisce la metà delle 550 pagine, Françoise perfeziona la sua arte di descrizione suggestiva che ci trasporta nel cuore dell’azione, costruita con dettagli pittorici.
1954 : La Hollandaise volante
Diffuso da Radio-Lille.
Probabilmente perso, quindi possiamo solo speculare su questo Hollandaise volante.
Le Hollandais volant è l’archetipo delle navi fantasma, protagonista di racconti e leggende tramandate per generazioni tra i naviganti. Rappresenta il fatale presagio da non incrociare sulla propria rotta, perché è una barca il cui equipaggio è stato maledetto e condannato a vagare sulle onde per l’eternità.
È quindi sicuramente un racconto marittimo quello che Françoise ha proposto, come ha fatto 4 anni dopo con Le Gabier de Surcouf. Da notare che l’olandese è diventato una olandese, ed è una scommessa sicura ipotizzare che sia diventata capitano di un vascello pirata o corsaro; è anche del tutto possibile che l’intero equipaggio fosse di sesso femminile. Maledizione per gli uomini che hanno attraversato il loro cammino! (Vincent)
1955 : Jours de chaleur
Parigi, Éditions de Paris, coll. série blonde, 249 pagine.
L’Espagne, encore. Questo romanzo sentimentale nasconde sotto un’apparente leggerezza i ricordi della giovinezza di Françoise: la guerra di Spagna, la campagna di Francia. L’eroina del romanzo nasconde un segreto e un’anima ardente non estranea alla sua. I personaggi secondari sono probabilmente tratti dagli incontri avvenuti nella villa Les Pamplemousses durante la sua infanzia a Tolosa dopo la retirada, l’escodo dei e delle repubblicani/e spagnoli/e nel 1939. (Vincent)
1957 : Les Amours de Roméo et Juliette
Parigi, Édition Rombaldi, coll. Le club de la Femme.
Qui si presta il soggetto, un romanzo dagli accenti cyraneschi, valido per le dettagliate e colorite descrizioni della Verona del Quattrocento. A parte questo, è un libro di cucina, scritto senza passione. Vivere della propria penna, senza sostegno finanziario, posizione o marito, richiede anche questo genere di impegni. (Vincent)
1958 : Fort des Femmes
Parigi, le Livre contemporain.
Pierre Mac Orlan ha detto di Françoise: “Il suo stile è così colorito che devi leggere i suoi libri con gli occhiali da sole”. Cosa avrebbe detto di Bergères de l’Apocalypse prefigurato da questo libro ? Perché è proprio una lotta di donne, armi alla mano, quella che è qui raccontata: un gruppo di povere mendicanti immigrate, prostitute e ladre che si incontrano in fondo alla stiva della barca su cui stanno fuggendo dalla miseria per costruire un futuro migliore nelle Americhe all’inizio del XIX secolo. E non saranno i titoli sarcastici di capitoli come La joie d’être mère o Le repos du guerrier a farci dubtare delle intenzioni dell’autrice (Vincent)
1959 : Je m'appelle Kristine
Parigi, Éditions Albin Michel, 285 pagine. Riedizione intitolataMoi, Kristine, reine de Suède, 1979
Le Memorie di Adriano, il monumento di Marguerite Yourcenar pubblicato 7 anni prima, possono venire in mente solo leggendo il romanzo di Françoise. E non sono gli indizi trasparenti che ha lasciato a invalidare questa osservazione. Si potrebbe pensare ad una imitazione stilistica, quando si dovrebbe vedere ciò che accomunava questi due grandi autori: una vera conoscenza dei Greci e dei Latini.
Conoscenza che Françoise mette al servizio del suo scopo, che è sempre stato quello di dire: Donne! Sii orgoglioso di esserlo! È grazie a questa affermazione che avrò del tutto naturalmente, dalle letture della mia infanzia, stato portato a considerare che un eroe epico potrebbe anche essere un’eroina.
Con Kristine de Suède, Françoise dipinge una figura storica al culmine della sua potenza. Amica e corrispondente delle più grandi figure intellettuali e scientifiche del suo secolo, fulcro del Trattato di Vestfalia, avventurosa e combattiva, diplomatica e pacificatrice, la regina Kristine fu senza dubbio una delle figure più importanti dell’Europa del suo tempo. (Vincent)
1959 : J'irai cracher sur vos tombes
Parigi, Éditions Seghers, 220 pagine.
Nel 1946 era stato pubblicato da Éditions du Scorpion un libro di Vernon Sullivan con titolo. Ritenuto scandaloso, fu poi oggetto di una querela intentata dal Cartel d’action sociale et morale, che portò alla rivelazione del suo vero autore, Boris Vian. Sarà condannato a 15 giorni di carcere, subito graziato, per oltraggio alla moralità. Dal libro proibito Boris Vian trarrà uno spettacolo teatrale, poi un film ed è pochi giorni prima della sua morte che darà a Françoise l’autorizzazione a scrivere con questo titolo una nuova versione del suo romanzo che, dati il profumo di scandalo e il gusto del tempo per i thriller americani, diventerà un successo letterario ( Vincent)
1979 : On vous appelait terroristes
Yverdon, Kesselring, 389 pagine.
Libro iniziato dopo la morte in carcere di Ulrike Meinhof, On vous appelait terroristes offre una biografia parziale, romanzata e polifonica dei protagonisti della Rote Armee Fraktion tedesca. Ogni capitolo si concentra sull’esperienza che ognuno di loro ha avuto (alla morte di Katrina, Ulrike Meinhof) del movimento, della sua creazione e dei primi attentati. Françoise d’Eaubonne mette qui in scena la spirale fatale della controviolenza. Mostra come questi giovani attivisti, vicini alla nonviolenza all’inizio del romanzo, giungono gradualmente alla convinzione che la violenza armata sia l’unica risorsa efficace che gli rimane per combattere i crimini di stato.
On vous appelait terroristes è un titolo di denuncia: i “guerriglieri urbani” non sono, secondo d’Eaubonne, “terroristi”, ma militanti della “controviolenza”. (Aurore)
1979 : Moi, Kristine, reine de Suède
Encre, collection Mémoire des Femmes, 273 pagine. (Ristampa, originale pubblicato con il titolo Je m’appelle Kristine, 1959)
Leggendo il romanzo di Françoise, non può che tornare alla mente Les Mémoires d’Hadrien, l’opera monumentale di Marguerite Yourcenar, apparsa 7 anni prima. E non saranno certo gli indizi trasparenti che ha lasciato a invalidare questa osservazione. Si potrebbe pensare a un’imitazione stilistica, volendosi soffermare su ciò che queste due grandi autrici hanno condiviso: una vera conoscenza dei greci e dei latini.
Conoscenza che Françoise mette al servizio del suo scopo che, sempre, sarà quello di affermare: Donne ! Siate fiere di esserlo! È grazie a questa affermazione che sono stato portato, del tutto naturalmente, dalle letture della mia infanzia a considerare la possibilità che un eroe epico potrebbe anche essere un’eroina.
Con Kristine de Suède, Françoise dipinge una figura storica al culmine della sua potenza. Amica e corrispondente delle più grandi personalità intellettuali e scientifiche del suo secolo, fulcro del Trattato di Vestfalia, avventurosa e combattiva, diplomatica e pacificatrice, la regina Cristina fu senza dubbio una delle figure più importanti dell’Europa del suo tempo. (Vincent)
1983 : À la limite des ténèbres
Parigi, Encre, 278 pagine.
“Sono un assassino. Più che un assassino: un demone, un animale feroce, un essere che trae la sua vita solo dal sangue degli altri, come i vampiri… Ho ucciso ventisette persone, per lo più donne; sempre al buio, al calar della notte”. Così si esprime l’eroe maledetto di uno dei fatti di cronaca più incredibili degli annali del crimine.
Françoise d’Eaubonne si è sforzata di dipingere l’intima tragedia di questo personaggio schizofrenico, l’evoluzione tra genio e follia delle forze oscure del disordine mentale. Finirà per esaurire la propria violenza e diventare, amaramente, spettatore del suo delirio.
(quarta di copertina)
1992 : Toutes les sirènes sont mortes
Parigi, Editions de Magrie, 208 pagine.
Collection les Nuées Volantes.
Françoise ci regala un romanzo raffinato, profondo e sensibile. In una località sperduta della Bretagna, una scrittrice cerca di sfuggire ai suoi demoni, ma un innocentissimo investigatore, un giocattolo nelle mani del suo capo, arriva a sconvolgere i suoi incubi. “Potente, commovente, di una sensibilità rara” (lettera di Gilles Perrault a Françoise). (Alain)
Biografie
1944 : Le Cœur de Watteau
Éditions Julliard, 354 pagine.
Scritto tra il 1942 e il 1943, questo romanzo è un susseguirsi di immagini dettagliate e dialoghi vivaci. La miseria dei tempi che Françoise attraversa come meglio può trova eco nelle sue descrizioni della vita del popolo sotto Luigi XIV. Un intero mondo di artigiani, negozianti e soldati di rango prende vita nelle pagine, sullo sfondo della vita e dei dipinti di Antoine Watteau. Anche le donne sono ben rappresentate, soprattutto Morena, che incarna l’indipendenza duramente conquistata e preservata. Questo romanzo, con la sua struttura ben costruita e padroneggiata, è sorprendentemente maturo per un’autrice di 22 anni. (Vincent)
1979 : Moi, Kristine, reine de Suède
Encre, collection Mémoire des Femmes, 273 pagine. (Ristampa, originale pubblicato con il titolo Je m’appelle Kristine, 1959)
Leggendo il romanzo di Françoise, non può che tornare alla mente Les Mémoires d’Hadrien, l’opera monumentale di Marguerite Yourcenar, apparsa 7 anni prima. E non saranno certo gli indizi trasparenti che ha lasciato a invalidare questa osservazione. Si potrebbe pensare a un’imitazione stilistica, volendosi soffermare su ciò che queste due grandi autrici hanno condiviso: una vera conoscenza dei greci e dei latini.
Conoscenza che Françoise mette al servizio del suo scopo che, sempre, sarà quello di affermare: Donne, siate orgogliose di esserlo! È grazie a questa affermazione che sono stato portato, del tutto naturalmente, dalle letture della mia infanzia a considerare la possibilità che un eroe epico potrebbe anche essere un’eroina.
Con Kristine de Suède, Françoise dipinge una figura storica al culmine della sua potenza. Amica e corrispondente delle più grandi personalità intellettuali e scientifiche del suo secolo, fulcro del Trattato di Vestfalia, avventurosa e combattiva, diplomatica e pacificatrice, la regina Cristina fu senza dubbio una delle figure più importanti dell’Europa del suo tempo. (Vincent)
1985 : Louise Michel la Canaque
Parigi, Encre, 238 pagine.
1873. Louise Michel, condannata alla deportazione, arriva in Nuova Caledonia dove resterà per sette anni. Su quest’isola non ancora conquistata militarmente, la sua forza d’animo le permetterà di trovare grandi gioie nella natura rigogliosa e soprattutto tra il popolo Kanak, che sarà l’unica a sostenere nel 1878 quando gli ex comunardi si alleano con i carcerieri per un’impresa di sterminio. Louise, sotto la penna di Françoise, trova una vita degna della donna eccezionale che è stata. (Vincent)
1986 : Une femme nommée Castor – Mon amie Simone de Beauvoir
Parigi, Encre, 366 pagine.
Sconvolta dalla scomparsa di Simone de Beauvoir nel 1986, Françoise ha voluto, in questo libro, presentarci colei il cui testo Il secondo sesso l’aveva tanto segnata. L’amicizia che le univa, l’opera letteraria di de Beauvoir e il suo rapporto intimo con Sartre, così come i pochi disaccordi teorici che le due autrici hanno avuto sono affrontati con delicatezza. (Alain)
Da L’Indicateur du réseau, parte ancora inedita:
Fu durante il periodo turbolento dei vari movimenti di “pace in Algeria” (…) che entrai, per la prima volta, in Simone de Beauvoir. Conosco e frequento dal 1947 l’autrice di Il secondo sesso, ma l’ho persa di vista abbastanza a lungo; lei racconterà delle nostre riunioni in La Force de l’âge.
1990 : Le Scandale d'une disparition : vie et œuvre du pasteur Doucé
Parigi, Libre Arbitre, 116 pagine.
Prefazione di Gilles Perrault.
Battista protestante, il pastore Doucé aveva fondato, nel 1976, il Centro di Cristo Liberatore (CCL) a Parigi, uno spazio di accoglienza e di parola per i credenti delle minoranze sessuali e di genere. Dopo la misteriosa scomparsa del parroco nel luglio 1990, Françoise ha partecipato con Gilles Perrault alla creazione di un Comitato per chiedere la verità su questa vicenda. Il pastore verrà ritrovato assassinato pochi mesi dopo. (Alain)
Autobiografie
1980 : L'Indicateur du réseau
Parigi, Encre, 350 pagine.
Terzo volume delle memorie di Françoise d’Eaubonne, L’Indicateur du réseau ripercorre avvenimenti importanti della sua vita a partire dai nomi dei luoghi in cui si sono svolti: con ironia, parla di un “bilancio topografico”. La storia avanza lungo il filo alfabetico dei nomi delle stazioni, e la incontriamo successivamente in epoche diverse della sua vita: la sua infanzia, la sua famiglia, i suoi cari, la guerra, i suoi primi rapporti – più che falliti – con gli uomini, i suoi libri, la sua scrittura, le sue lotte. E si legge anche quanto la scrittura rappresenti, per lei, un’arma di resistenza.
Questo testo finora non è mai stato pubblicato nella sua interezza. Nella parte ancora inedita (trasmessa all’IMEC), Françoise, sottolineando il suo “fervore per questa contro-letteratura che è la fantascienza”, precisa che essa, “come tutto ciò che è contro, ringiovanisce e rinfresca la vecchia forma, ed ecco perché scelgo qui il nome di contro-memorie”. (Aurore et Alain)
1997 : La Liseuse et la Lyre
Parigi, Les Belles Lettres, 192 pagine.
Sebbene non sia propriamente un’autobiografia, questo saggio intimo è sufficientemente illuminante sul rapporto di Françoise con le parole per avere un posto qui.
Françoise torna alla sua passione per le parole, non per guardarsi l’ombelico, come dice giustamente René de Ceccatty in una recensione letteraria di Le Monde nel 1997, ma per ricordarci l’affermazione di Danièle Sallenave: “Il libro non sostituisce nulla, ma nulla sostituisce il libro”.
La Liseuse et la Lyre è un magnifico saggio in cui Françoise, ancora una volta, tocca l’universale. Ma con un tono distaccato e quasi sereno che non siamo abituati a ritrovare in lei, cosa che ci ricorda quanto fosse ampia la sua tavolozza stilistica. (Vincent)
L’analogia tra questa passione troppo astratta e l’incanto della droga ha ispirato un autore del periodo tra le due guerre a denunciare questa sensazione con il titolo: “Questo vizio impunito, la lettura”. E in che modo poteva dare questo avvertimento? Con uno scritto.
2001 : Mémoires irréductibles - De l'entre-deux guerres à l'an 2000
Parigi, Dagorno, 1135 pagine.
Un intero secolo (o quasi)! Questa voluminosa raccolta raccoglie i diversi volumi di memorie di Françoise d’Eaubonne già pubblicati in diversi momenti della sua vita: Chienne de jeunesse (periodo dal 1930 al 1945), Les Monstres de l’été (dal 1945 al 1965), L’Indicateur du réseau (che racconta epoche diverse fino al 1978) e un tomo qui pubblicato per la prima volta, Les Feux du crépuscule (nel quale l’autrice, avvicinandosi alla fine della sua vita, si rivolge un’ultima volta al suo ventesimo secolo).
Uno o due altri manoscritti autobiografici non sono mai stati pubblicati. (Alain)
Fantascienza
1960 : Planète sans adieu
Parigi, Arthème Fayard, 26 pagine.
Pagine 23-46 di un’opera collettiva. Racconto di fantascienza: viaggio nel tempo, un’eroina e un divertente gioco di fantasia sull’influenza delle glaciazioni sullo sviluppo della specie Homo.
Se il testo è di poca importanza, il tocco di Françoise è evidente. E avrebbe potuto rappresentare per lei un rilassante gioco di scrittura, una ricreazione dal suo lavoro fondamentale di quegli anni. (Vincent)
1975 : Le Satellite de l’Amande
Parigi, des femmes, 253 pagine.
Tutti gli uomini sono scomparsi. Nel senso di: tutti i maschi. In questo romanzo, dove si riproducono per ectogenesi (un mezzo di riproduzione che permette loro di fare a meno degli uomini), le donne, dopo aver riportato in vita una Terra devastata dall’inquinamento, dal Capitale e dal patriarcato, partono alla scoperta di un piccolo strano pianeta, lontano dal nostro sistema solare. Questa spedizione riserverà molte sorprese alle lettrici e ai lettori di questo racconto filosofico. “Appassionato, imperioso. In affreschi e rilievi!” (Vittoria Therame). Le Satellite de l’Amande è la prima parte di una saga che sarà continuata da Les Bergères de l’apocalypse e da una terza parte non ancora pubblicata. (Alano)
2022 : Le Satellite de l'Amande
Parigi, Des Femmes–Antoinette Fouque, 176 pagine.
1975. Ho 21 anni, conosco Françoise da diversi mesi e siamo già diventati inseparabili. Le edizioni Des Femmes pubblicano Le Satellite de l’Amande, un romanzo di fantascienza ambientato in un mondo tutto al femminile. Sono entusiasta. L’esplorazione del piccolo esopianeta, le domande filosofiche della narratrice, la scrittura leggera dell’autrice, tutto questo affascina la mia tumultuosa giovinezza. 47 anni dopo, la casa editrice Des Femmes ripropone questo libro, ed è quindi con particolare piacere che sono ripartito alla scoperta di questo universo d’eaubonniano. (Alain)
2022 : Les Bergères de l'Apocalypse
Parigi, Des Femmes–Antoinette Fouque, 650 pagine.
1978. A differenza di diversi lettori molto più lucidi di me, questo romanzo, quando è uscito, mi ha lasciato piuttosto indifferente; mi aspettavo qualcosa di affascinante come Le Satellite de l’Amande e sono rimasto perplesso. Con la mia solita lentezza di spirito (per riprendere un’espressione che Françoise aveva utilizzato con falsa modestia nei confronti di se stessa), ho dovuto aspettare il 2022 e questa ristampa di Des Femmes-Antoinette Fouque per scoprire quello che ora considero un vero capolavoro. Mi resta un piccolo rimpianto: quello di non aver potuto raccontare a Françoise il mio straripante entusiasmo. (Alain)
2022 : Un bonheur viril
Parigi, Des Femmes–Antoinette Fouque, 250 pagine.
In uscita il 10 novembre, questo terzo volume chiude (quasi) la saga delle Bergères de l’Apocalypse. Questo testo, scritto all’inizio degli anni ’80, non è mai stato pubblicato, non sappiamo per quale ragione. Tuttavia, come scrive Élise Thiébaut nella sua prefazione, “leggendo [ce texte] ho avuto l’impressione che[qu’il] fosse la chiave dell’intera saga, il punto di ingresso che ci permette di comprenderla finalmente nella sua interezza”.
Si tratta della guerra globale dei sessi dal punto di vista del campo nemico, attraverso la visione nevrotica del fondatore di Gynophobia (un intero programma…). È possibile riscontrare un parallelismo con l’opera di Margaret Atwood Il racconto dell’ancella, pubblicato nel 1985.
Grazie all’IMEC per averci permesso di riportare alla luce questo manoscritto, a Élise Thiébaut e ad Alain per il loro prezioso lavoro di revisione. (Vincent)
Poesie
1942 : Colonnes de l'âme
Éditions Lutétia, coll. Itinéraire n°1.
Prefazione di Joë Bousquet. Collana Itinéraires diretta da Jacques Aubenque, che ha scritto la postfazione a questa raccolta.
Diciotto poesie di Françoise, 22 anni, suddivise in quattro temi (Amore, Fede, Sogno, Rivolta), ciascuno illustrato con un disegno dell’autore. (Vincent)
1954 : Une pomme rouge : mon cœur
Parigi, Pierre Seghers (coll. Poésie 54 n°374), 15 pagine.
Intitolato con un verso di Nazim Hickmet e dedicato a Henri Lefèbvre, è composto da nove poesie in tre sezioni. La prima sull’amore, le sue lotte e le sue sofferenze, la seconda in memoria di Julius ed Ethel Rosenberg (quattro anni dopo, Françoise darà “Julius” come secondo nome al figlio). L’ultima sezione, Trois poèmes pour mon Parti (Françoise era allora membro del PC), contiene una lunga poesia in memoria di suo padre per dirgli cosa gli deve per il suo impegno comunista. (Vincent)
Libri per bambini
1958 : Chevrette et Virginie
Hachette, coll. Bibliothèque verte n°46, 253 pagine.
Questo primo romanzo destinato ai giovani è adornato da una copertina la cui lettura potrebbe apparire molto meno innocente oggi che allora. Ed è la storia di due donne avventurose e naufraghe quella che ci viene raccontata. Possiamo anche azzardare a pensare che Françoise se la sarebbe cavata bene facendo a meno del personaggio del Cavaliere de La Barre, che sembra essere lì per salvare le apparenze e preservare la purezza morale dei nostri cari bimbi… O si tratta forse di un anacronismo, di una speculazione su possibili intenti ancora inconsci dell’autrice? (Vincent)
1959 : Le Gabier de Surcouf
Bruxelles, Éditions Brepols (Bruxelles), 138 pagine.
Questo libro per i giovani avrebbe trovato il suo giusto posto nella serie Bibliothèque Verte. La storia si svolge nell’Île de France, che diventerà l’Île Mauritius. Vi troviamo un famoso corsaro, un giovane rematore, una giovane filosofa e altri personaggi, tra cui un certo signor Piston, incarnazione di uno degli antenati di Françoise.
Attaccata alle sue radici bretoni e marittime, l’autrice avrebbe adorato la canzone di Michel Tonnerre in questa bellissima interpretazione di Thalie (che ocnosce e apprezza il lavoro di Françoise). Ringrazio lei e gli eredi di Michel per avermi permesso di inserirla qui. (Vincent)
1961 : Les Fiancés du Puits-Doré
Hachette, coll. Bibliothèque verte n°185, 187 pagine.
Accanto a Don Chisciotte e Cyrano de Bergerac, il bandito d’onore Mandrin Belle-Humeur ha il suo posto nel pantheon di Françoise. Gli dedicò anche un libro nel 1957. Il nostro Robin Hood francese condivide qui le luci della ribalta con una ragazzina di 11 anni che dimostra doti di audacia, coraggio e impegno “non previste da persone del suo sesso”, per parafrasare un motivo settecentesco.
Questo romanzo della Bibliothèque Verte, scritto molto meglio del resto della raccolta per quanto ricordo, è in linea con gli altri libri per bambini di Françoise: descrizioni colorite e meticolose, contesto storico realistico, avventure e colpi di scena in tutti i capitoli. Un libro adatto a instillare il gusto per la letteratura. (Vincent)
1962 : L’Amazone bleue
Hachette, coll. Bibliothèque verte n°208, 249 pagine.
Françoise è stata molto segnata da Victor Hugo, e in particolare dalla sua visione delle guerre di Vandea. Per questo, pur dando ragione alla Repubblica, dipinge un quadro non manicheo. Sposta da un campo all’altro anche alcuni protagonisti della sua storia, tra i quali la figura di spicco è una giovane donna che combatte e intriga, trovandosi ovunque sia in gioco il destino della Francia. (Vincent)